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Poi c'era il Giappone, chiaro. Un Giappone che ancora non avevo avuto occasione di visitare fisicamente ma che bussava prepotentemente alle porte della mia immaginazione. Nei miei sogni di carta potevo viaggiare tra segni diversi. Mi sentivo come Little Nemo, era una sensazione bellissima. Quando si scoprono nuovi mondi รจ sempre un momento felice per la vita di un autore. Avevo nuovi amici. Si chiamavano Hiroshige, Hokusay, Utamaro, Sharaku. Mi avrebbero insegnato molte cose non solo grafiche, c'era nel loro approccio la sapienza di un intero modo di vedere, voglio dire che Hokusay per esempio con poche linee stilizzate riusciva a raccontare situazioni e sensazioni che mi sembrava di vivere in prima persona.
E questo per me era un esempio di cosa fosse il potere evocativo del disegno.