Cara Midori,
oggi al Nezu Jinjia c'era vento e si stava abbastanza freschi, siamo arrivati al pomeriggio. Non c'era più quasi nessuno, molta pace. L'atmosfera è sempre quella, discreta e accogliente. Per me è Leila è un posto speciale, so che anche per lei è così, quindi non temo a dirle che è uno dei posti nei quali sto meglio al mondo.
Ho preso delle foto e vorrei ambientare una sequenza nella quale Hiroshi dopo la morte della nonna arriva a tokyo e cerca i suoi luoghi. immagino una grande sequenza muta, di lui che cammina e pensa, nel Nezu Jinjia.

Vorrei forse fargli fare un voto. come si fa? A parte il rito di lavarsi le mani e battere due volte, inchinarsi concentrati e ribattere tre volte, per il resto non so praticamente nulla.

Mi incuriosiscono quei bigliettini appesi. Cosa dicono quelle scritte? Dove si prendono?

Oggi c'erano queste folate di vento che alzavano un polverone enorme. i bambini che giocavano erano avvolti dalla polvere e a momenti non si vedevano più. Tutti correvano. era il vento insomma ma non c'era pericolo.

Una atmosfera bellissima.

Prima, alla mattina, ho preso delle cartoline antiche alla mia rivendita solita a Jimbocho; è il Giappone che devo disegnare. certo vederlo nelle foto è sempre più bello di come immagino ma questa volta, in questo racconto, vorrei usare il disegno in maniera semplice per raccontare le cose che non è possibile dire.
Nulla più.

Il cimitero di Yanaka è quel grosso cimitero che c'è vicino a un tempio Zen Tendai molto antico e molto grande. Le dico come si chiama appena ci vado, in questi giorni.

Ho rivisto la Yanaka di Maruo, e capisco che per lui la città è uno sfondo ideale. Io, come sa, lo apprezzo molto, Maruo, ma per me la città ha una anima architettonica che condiziona potentemente il racconto.
Il Giappone che vedo io ha spazi precisi e superfici ben distinte, non è sfondo. Per me questo fa parte esclusivamente della vostra cultura, non potrebbe svolgersi altrove una storia che penso in Giappone.

Da questo punto di vista il mio lavoro è meticcio, quello di un viaggiatore, penso.

Di solito arrivavo in Giappone a primavera, ma questa volta scopro un Giappone diverso ma ugualmente affascinante; Certo, alcune curiosità che mi avvincevano dieci anni fa (gli otaku, il catstrofismo di molte storie, l'influenza americana, e questa passione quasi futurista e supertecnologica) adesso non mi interessano più. Quello spirito preciso che Ozu ha saputo ritrarre invece si fa sempre più forte. E' quello che mi pare resista maggiormente al tempo e alle mode che cambiano e ha l'aspetto di una essenza profonda.
A presto.

igort

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un pomeriggio al Nezu Jinjia