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Con i miei amici giapponesi (Midori Yamane, che ha curato mle traduzioni ma non solo, e Yasumitru Tsutsumi, il mio editor alla Kodansha) abbiamo lavorato per tanti anni inseme, litigando e discutendo incontro dopo incontro, viaggio dopo viaggio (Tokyo, Parigi, Roma, Bologna, ancora Tokyo etc ect). Il risultato è stato questo manga di frontiera, che non è un manga classico perché il mio approccio è pur sempre occidentale, ma d'altra parte non è neppure un fumetto classico europeo perché l'idea era quella di sviluppare una sorta di esperanto grafico, un linguaggio universale che potesse parlare a tutto il mondo. La sfida, va da sé, è una di quelle che ti fanno riflettere per anni. E ancora oggi penso che sia stata una esperienza professionale molto bella e profonda. C'era ironia e voglia di giocare con le chiavi del mito.