igort

In uscita in Francia ai primi di maggio, il risultato del mio pellegrinaggio nella ex Unione Sovietica. Saranno due volumi, uno esce a breve e il secondo se tutto va bene (se lo finisco in tempo) ai primi dell'anno prossimo.
Qui un'anteprima della copertina, la versione aperta. E' un libro documentario, niente di quello che racconto è finzione.

Sto facendo da un paio di anni circa questo lavoro di narrazione documentaria disegnata, che è nato nella maniera più naturale, da un viaggio che poi si è trasformato in soggiorno e poi un altro viaggio organizzato per capire.

Ho abitato per questo tempo tra Ucraina, Russia e Siberia. Ho cominciato a incontrare persone e registrare racconti di storie vissute. Poi, dato che alcune cose erano coperte da un velo di reticenza quando non di vero e proprio segreto, ho cominciato a studiare, e viaggiare ancora per capire. Parlo, ad esempio, di un genocidio di cui si è ancora parlato troppo poco, il cosidetto Holodomor, che ha sterminato tra 7 e 10 milioni di ucraini nel giro di due anni a partire dal 1932.

L'holodomor, neologismo che significa "morte per fame indotta" fu una carestia artificiale imposta da Stalin per punire le spinte autonomiste dell'Ucraina e finanziare il primo Piano Quinquennale. Costituisce un casus belli tra Russia e Ucraina, tutt'oggi.

Ai Quaderni ucraini seguiranno i Quaderni russi e siberiani, per un totale di circa 400 pagine. Questo lavoro rappresenta un' esplorazione sul campo per capire cosa è stato e come è stato vissuto il sogno comunista. Mi domandavo cosa fosse rimasto di tutto questo oggi, nel ventennale della caduta del muro di Berlino.

Sono dunque storie vere, frutto di interviste e incontri che ho disegnato con l'aiuto della documentazione e dei filmati realizzati in loco queste storie sono accompagnate dalla voce di chi mi ha raccontato, in text off.

A questa si alterna una narrazione parallela che attraversa il libro: è la parte storica, vale a dire i rapporti della polizia segreta del tempo OGPU, NKVD, antenate del KGB e dell'odierno FSB, da pochissimo resi pubblici, che ho tradotto e disegnato.

Per affrontare un documentario disegnato, il resoconto di un viaggio e dei suoi incontri, ho dovuto costruire una grammatica, comprendere quale fosse l'approccio più adatto. Di solito lavoro diversamente, su storie che sono veri e propri romanzi grafici, che hanno una drammaturgia in cui la memoria e l'osservazione giocano ovviamente un ruolo diverso.

Come autore lavoro ormai da trent'anni, e nel corso della mia carriera ho affrontato diversi temi, legati perlopiù alla memoria e al mito. Sono racconti che rientrano nella categoria della Fiction. Ma ho sempre amato la narrazione documentaria. Il documentario disegnato è una possibilità del linguaggio fumetto e io sono un autore curioso. Mi piace esplorare.
Nel linguaggio del fumetto i lavori di questo tipo sono ancora abbastanza rari.

Mentre lavoravo mi facevano compagnia alcune cose che ho amato di narrazioni altre, letterarie, o cinematografiche per esempio.

C'era Gianni Celati ("narratori delle pianure" tra tutti, ma anche il "reportage africano"), Truman Capote che va nella scena della tragedia e poi scrive "a sangue freddo", Pasolini dell'Odore dell'India e molte altre cose. Mi piace, naturalmente, anche il Wenders "non ficional" di Tokyo-ga o Buena vista social club, per esempio o i grandi documentari di Werner Herzog.

Il punto è che nel fare un documentario disegnato devi setacciare le storie che sono nel reale, riconoscerle, pulirle, farle venire allo scoperto. In un certo senso le storie ti vengono incontro. Stanarle significava, mettersi in viaggio appunto. All'ascolto.

Sono venute fuori cronache terribili, incredibilmente intense e piene di dolore, ironia, tragedia e commedia.

Alcune cose quasi surrealiste, se guardate in filgrana, ma piene di una luce intensa e dolente.

Ed è la stato lo spunto per portare "en plain air" il lavoro, fuori dallo studio, per trovare una scrittura mia che si misurasse con il reale.

Igort, Parigi-Capitana 2010