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Parigi, ottobre 2003 - Every day life
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Metà ottobre, giorni di lavoro su Fats Waller. Rifinisco alcune tavole e le coloro. Ascolto Stan Gets e Billie Holiday. Registrazioni magnifiche con una eco che sembra quello di una cattedrale e che conferisce alla voce di Billie una sensualità particolare. Lei parlotta e poi comincia a cantare con quel suo tono suadente e caldo. Una meraviglia.

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In questi giorni il clima a Parigi è temperato e si può passeggiare per i boulevard pensando perfino di essere in primavera; a volte un maglione è di troppo. Leggo le lettere di John Fante, bellissime e lucide.

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Senza troppo compiacimento John parla di affetto e di scrittura, con il suo tono asciutto. Era un ragazzo determinato, prima di diventare un vero scrittore. Ha attraversato, come molti della sua epoca, la fase di corteggiamento che Hollywood riservava agli scrittori di talento. Nessuno ne è uscito con le ossa intatte. Chandler, Hammett, neppure lui se per questo. Ma il racconto che emerge dalle lettere è una chiara traiettoria di cosa deve essere stato per uno scrittore che come lui faceva fatica a sbarcare il lunario il canto delle sirene degli studios che ti pagavano a settimana cercando di indirizzare la tua originalità verso i corridoi della banalità patinata. Materiale bellissimo per farne un racconto. I fratelli Coen con Barton Fink hanno tratteggiato quell'epoca e quelle situazioni ma sento che si potrebbe ancora dire tanto su questo argomento.