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Il mio veterinario - Every day life

Periodicamente, il mio gatto malato ha bisogno di una visita dal veterinario. Queste visite mi portano a pochi passi da casa, a Square de Clignancourt, dove incontro il dottor Hervet. Un medico sotto la cinquantina che è diventato quasi un amico. Con lui parliamo di dignità dell’animale e di cose che vanno dal fumetto a fatti personali, come con un amico, per l’appunto. La cosa che mi piace di questo dottore è quel misto di conoscenza tecnica e riflessione umana che fanno di lui una bella persona oltre che un grande medico (ha diagnosticato subito la malattia che altri “somari patentati” hanno lasciato incubare per mesi nel corpo bicolore del mio povero fratellino quadrupede).

Per caso, quasi senza pensarci, una volta abbiamo parlato della Cina, e poi del Giappone ed il discorso è slittato sul versane fumetto sino a mostrarmi che il dottor Hervet è quello che si dice “un forte lettore”. Legge e segue il fumetto con la curiosità e il calore di un critico attento; mi dice di avere una biblioteca fornita. Non conosceva il mio lavoro e io gli ho portato qualche libro. Ci si è appassionato e ne ha acquistato altri. Nel corso delle visite a Felice mi chiede questo o quello e mi rivela le sue preziose opinioni.

Il fumetto come forma di letteratura. Cosa c’è di tanto strano? Questa come altre cose è la dimensione di cui gode un paese civile come la Francia. A volte ho l’impressione che sia possibile considerare il fumetto come un linguaggio e non come mero intrattenimento per minus habens. Questo mi dà speranza.

Ieri parlavo con Sammy Harkham di cosa ha bisogno il fumetto oggi: storie complesse, ricche e leggibili. E di un corpus importante, se possibile. Spiegelman è passato alla storia del fumetto con Maus. Ma poi non ha prodotto molte altre cose. E ci si aveva preso gusto alla scrittura di Maus, si voleva mettere pane sotto i denti insomma. Ma siamo qui a bocca asciutta.

In Giappone invece Jiro Taniguchi ha sfornato una cinquantina di libri. Sono un bel corpus di lavoro. Se ti innamori dei suoi grigi di retino e della sua lunghezza d’onda puoi viaggiare a lungo.

Io che compro libri come fossero panini quando trovo un autore che mi piace voglio sentirmi (come Poldo) attorniato da cose buone da leggere. Mi fa piacere avere una bella dozzina di volumi. Mi dà l’idea di avere un buon compagno di viaggio, per un pezzetto del “transito terrestre” come lo chiama Battiato.

Ricevo molte mail e lavoro con un senso di grande concentrazione per le cose più disparate. La coconino si mangia gran parte della mia giornata e il mio lavoro di autore ne risente. Ci sono diverse sollecitazioni da molte parti. Ma non voglio stare a lamentarmi. Le cose vanno bene e sono contento così. In fondo quattro anni fa decisi la mossa definitiva di abbandonare Bologna per Parigi perché ne avevo abbastanza del precariato dell’autore. E qui le cose sono più solide e la scena è più florida. Ma mi interessa che vengano fuori le cose dei miei amici, se possibile. Abbiamo alcuni autori di spessore in Italia e vorrei che il loro lavoro fosse conosciuto.

Tramite internet osservo crescere il lavoro dei giovani talenti. Ho un fitto carteggio con alcuni autori. Roberto la Forgia in particolare l’ho incontrato a Bologna in un workshop. E’ un ragazzo simpatico e pieno di talento. Ogni tanto mi invia delle scenette nelle quali mi ritrae come una sorta di Gianni Agus che bistratta Fracchia. (io sono Agus e lui Fracchia, il giovane di belle speranze tra le grinfie di un direttore arrogante e insensibile). E’ una persona affettuosa che ha cose da dire e io lo assisto come posso. Non ho dubbi sulla sua riuscita. Il nostro lavoro è fatto di onestà, tempo, dedizione e testa dura. E lui mi pare dotato di tutte queste qualità.

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Ascolto cose musicali di un certo interesse: Mercury rev, gli ultimi tre dischi, molto ricchi e complessi. Mi colpisce sentire questa musica che è suonata come facevano le band nei primi anni settanta (l’elettronica è uno strumento insieme agli altri, non l’unica chiave di composizione e lettura della musica. I M.R. suonano i synth insieme a tormbe e sax, chitarre e voce). Non sto dicendo che si tratti di musica nostalgica o anacronistica, tutt’altro. E’ nutrimento di alto profilo. E’ musica suonata che si immagina dalla resa live molto potente.

Molto diversi sono due dischi “amichevoli” di Jack Johnson, che riscaldano il cuore. “In Between Dreams” e “On and on”. Fanno compagnia e si possono ascoltare più volte.

Approccio anche Bruce Springsteen di quest’ultimo “Devils and dust”. Il Boss, come lo chiamano gli intimi, non mi ha mai appassionato nella sua veste fracassona e muscolare. Ma ho comperato tutti i suoi dischi acustici.

Altro amico vicino e presente è Bonnie Prince Billy. I suoi ultimi album mi calmano e mi danno un senso di pace che aiuta a lavorare con atteggiamento introspettivo.

Se ho bisogno della scossa ci pensano the Hives, molto primitivi ed energetici come i sex pistols di quando ero bimbo.

In questi giorni in cui ci asfissiano con la notizia pluridiffusa che il papa è tornato due giorni di seguito nel suo vecchio appartamento (sai che notizia) respiro pensando che Milena Gabbanelli ha ripreso la sua trasmissione: REPORT. Milena, non la consoco ancora, ma è certamente una delle persone che amo di più del teleschermo. La vorrei sempre a cena per parlare del più e del meno. Questa donna è riuscita in un’impresa impossibile: fare informazione e televisione con intelligenza in italia.

La cosa che amo di lei: ha stile, sa condurre senza sbrodolare. E’ molto intelligente e ha cuore. Una persona meravigliosa insomma.

Ancora la tv di questa italietta miserabile: ogni tanto guardo con ribrezzo quello che diversi scribacchini piagnoni stanno facendo allo sceneggiato televisivo trattando la storia e la Storia con il senso di italico melodramma. Aveva ragione mio padre, in certi casi non c’è niente di meglio delle punizioni corporali.

Concludo con un detto del grande Groucho: “non vorrei mai fare parte di un club che ametta la presenza di persone come me.”

Parigi, 23 aprile 2005. Ore 13,20. Sole.